La medicina generale è nativa narrativa, perché fatta da storie… storie che durano una vita e che si intrecciano.
L’anamnesi studiata in metodologia clinica nel corso di laurea si interseca con la storia narrata dei pazienti e dei luoghi cura…le case

Ed è quello che hanno scoperto gli studenti entrando nelle case accanto ai MMG tutor

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Racconto breve di Sara Pellacini
Concorso di medicina narrativa, movimento Giotto – 1° classificato



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DI CASA IN CASA
Stavolta a scrivere per gli studenti non sono i professori, ma gli studenti stessi.
Tutto nasce nell’ambito del periodo di Tirocinio trascorso sotto la guida dei Tutor medici di famiglia. “Ho pensato che invitarli a scrivere quanto osservato nelle case e che li aveva colpiti – scrive Maria Stella Padula – potesse rendere ancora più efficace l’apprendimento della Cura del malato, lì nella casa dove il sollievo della sofferenza spesso non era il farmaco ma tutto il contesto”.
In questo libro in effetti non si parla di malattie, ma di malati.
Non si spiegano le “evidenze”, ma ci si confronta con i vissuti di malattia.
Il libro è tutto questo e anche di più: è far apprendere allo studente (ma anche al medico che si sta preparando ad esercitare la professione nell’ambito delle cure primarie) tutto quello che c’è “oltre” un farmaco o un esame di laboratorio.

Scrive uno studente: “Nessuno prima d’ora mi aveva fatto riflettere su ciò che sta dietro il malato: i suoi dubbi, le sue paure, i suoi desideri, la sua famiglia, la sua cultura, ciò che lo rende una persona. La storia del malato non è solo “malattia-diagnosi-terapia”.

É infatti necessario saper leggere, oltre alla malattia, il malessere del paziente, che spesso è la radice della sua sofferenza.
Invitare a fare l’anamnesi e fare la raccolta dei dati clinici può essere sufficiente per inquadrare, diagnosticare, trattare la malattia, ma non è sufficiente per “prendersi cura” del paziente in senso globale,

comprenderne il vissuto ed i bi-sogni, espressi e inespressi.
La narrazione non è un semplice rendiconto di eventi,
come la raccolta dell’anamnesi, dove il medico “traduce” la narrazione del paziente in un linguaggio tecnico, che riduce l’esperienza della malattia ad un insieme di dati clinici,

trascurando il vissuto personale che rende quel paziente unico, diverso dagli altri, anche da quelli che hanno in comune la stessa malattia.
E’ nella narrazione delle storie dei pazienti conosciuti a casa il segreto dell’apprendimento dell’umanizzazione dell’atto di cura.

OBIETTIVO

L’obiettivo didattico del libro è far apprendere attraverso le narrazioni agli studenti, ai medici e ai pazienti e familiari, quello che accade nelle case durante le malattie… cioè gli aspetti emozionali della Medicina.

Gli obiettivi specifici sono più di uno:

•          far acquisire agli studenti attraverso la narrazione la capacità di ascolto dei pazienti e lo sviluppo della pratica riflessiva e della sensibilità alla relazione con il paziente e i suoi familiari;

•          far entrare gli studenti anche nelle case dei malati perchè “in qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo di malati” (giuramento di Ippocrate);

•          far conoscere agli studenti e ai medici, attraverso “storie vere”, il vissuto del cambiamento dello stato di salute e l’aspetto “umanistico” della medicina, perché questo li renda consapevoli dell’importanza dell’ascolto al di là della scienza e di quello che hanno studiato sui sacri testi, per coniugare “scienza e umanità”; questo è ciò che unifica la mission della professione del medico e affascina studenti e pazienti;

•          far comprendere a tutti che leggere un romanzo o storie di vissuti di malattie o assistere ad un film o ad una rappresentazione teatrale, non è una “distrazione”, ma un completamento o un arricchimento della propria educazione, che contribuirà a fare di loro dei medici migliori;

•          ai medici, che leggono e che scrivono le storie, far prendere consapevolezza e sicurezza delle tante buone cose che fanno nelle case, al capezzale dei pazienti;

•          alle persone che scelgono di leggere il libro perché sono interessate alle storie di sofferenza dei malati, far capire e far rivivere anche le loro “storie” per comprendere lo sforzo dei medici come tecnici ma anche persone che sentono, si emozionano e comprendono le sofferenze, al di là degli schemi e dei proto-colli della medicina, e che l’obiettivo delle loro cure non è solo la guarigione delle malattie ma il sollievo dei sintomi e della sofferenza globale, del corpo e dell’anima;